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Immagine del redattoreNico Spadoni

Agili per scelta e i 3 pericoli dell'Adoption



Non se ne abbiano i tanti validi e appassionati professionisti dell’universo Agile. Non è mia intenzione muovere critiche a loro, che ci mettono l’anima ogni santo giorno credendo fino in fondo in quello che fanno e nella loro missione.

Con loro, il mondo è un posto certamente migliore.

Non è questo il tema che voglio affrontare. Piuttosto il mio interesse è nei riguardi del concetto stesso di agilità come idea originale. Mi interessa cioè suscitare qualche riflessione sulla natura dei suoi valori fondamentali e su come diffonderli.

So che con questo post mi attirerò gli strali dei puristi. E' comprensibile e, dal loro punto di vista, anche giusto.

D'altra parte, però, spero che mi si riconosca l’onestà intellettuale con la quale mi permetto di esprimere fuori da ogni retorica, le mie personalissime convinzioni sulla questione.

Convinzioni che (e perdonami l'autoreferenzialità) nascono nel 2005 con mie prime esperienze Lean, nell’ambito del progetto Quasar (iniziativa di change management su vasta scala, promossa dalla mia azienda). E poi cresciute e affinate negli anni, con i miei studi di approfondimento e i diversi progetti in cui ho voluto sperimentarne la portata.

L'agilità è un concetto in cui credo molto. Tant'è che oggi sono uno dei pochi in azienda ad agire per stimolarne l'attecchimento nell'organizzazione, nei team e nelle singole persone (fine dell'autocelebrazione, giuro).

L'agilità, a mio modo di vedere, è una qualità personale che trova la sua massima espressione sul piano collettivo.

E' un modo di guardare il mondo, che permette di affrontare problemi, anche molto complessi, con buone chanche di successo. Fammi sottolineare il concetto perché è importante:

L'agilità è una qualità personale

E' importante perché, capito questo, viene da sé che non la puoi trattare come fosse uno skill. Non è una competenza, non si impara dai libri.

Nasce da dentro, è una predisposizione del pensiero, è una lente assolutamente personale con cui guardi la realtà. Come la generosità, il coraggio, la pazienza.

Non puoi trasferirla come un'informazione. Puoi solo piantarla come un seme, e prenderti cura del virgulto che nel tempo diventerà arbusto. Ma come i contadini sanno bene, il merito del raccolto non sta tutto nel seme e nella loro cura. Ma sta anche e soprattutto nel campo.

Occorre lavorare la terra, assecondare la sua naturale caratteristica e rispettarne i suoi cicli. Forse ho stiracchiato un po' la metafora ma quello che voglio dire è che l'agilità è un valore in cui credere, di cui essere persuasi attraverso un lavoro personale, e in quanto tale, diverso da caso a caso, da persona a persona.

L'agilità è una qualità che deve sorgere in chi la cerca e non calata da chi ce l'ha. Perciò bisogna stare in guardia da chiunque voglia farci credere il contrario. E, secondo me, ci sono tre pericoli da cui guardarsi lungo la strada:

1 - L'agilità non si vende ma si compra.

Quando un'azienda o anche un individuo sente il bisogno di sperimentare le idee della cultura Agile ha due possibilità:

a) studiare, sperimentare, fallire e crescere;

b) rivolgersi ad un coach (o ad un esercito di coach, dipende da quanti soldi hai)

Generalmente la prima sceglie l'opzione b) mentre l'individuo la a). E, di solito, la prima fallisce mentre il secondo cresce (anche se dovesse fallire). Questo accade per un motivo semplice. Le aziende di solito affrontano il problema come un qualunque altro investimento: chiamano un gruppo di esperti, questi operano per un certo periodo calando un nuovo paradigma dall'alto, e ci si aspetta che tutti lo recepiscano.

Dopo un po' di tempo, finiti i soldi, gli esperti vanno via e l'azienda pian piano ritorna ai suoi precedenti equilibri. Forse qualche traccia dei nuovi concetti sarà rimasta, ma niente di più.

L'individuo invece agisce in modo diverso. E' lui che ne sente il bisogno, è lui che ha il problema da risolvere ed è sempre lui che si mette in gioco. Nessuno gli ha imposto nulla, nessuno è andato a vendergli qualcosa. E' fortemente motivato ed è lui che decide di comprare.

E' evidente che la differenza è abissale. Se si arriva a capire questo allora anche le aziende possono spendere meglio i loro soldi. Innanzitutto facendo scouting di questi aspiranti compratori, magari incoraggiandoli e collocandoli dove il business è più sofferente. E solo allora cercare un coach (e non un esercito) che abbia la merce che loro vogliono tanto comprare e che permetta loro di crescere sani e forti.

2 - Attenzione agli alchimisti e ai ciarlatani

Un concetto o un'iniziativa di successo assumono ben presto un'etichetta, perché le etichette permettono di vendere. Cerca su Google la parola Agile e vedrai che 99 risultati su 100 corrispondono a pagine in cui qualcuno vuole venderti qualcosa.

Il mondo è così. Quando un'idea attecchisce, diventa una buzzword che gli uffici di marketing e venditori vari, cercano di spremere al massimo per fare soldi.

Sull'Agile il business negli ultimi anni è dilagato. Consulenti, editori, certificatori, organizzatori di eventi, formatori e, naturalmente gli immancabili mercenari, alchimisti e ciarlatani. Bisogna stare attenti a quest'ultimo gruppo. Sono i più radicali. Hanno sempre la ricetta giusta. Sono dei grandi imbonitori.

Non è difficile riconoscerli. Quando li incontri ti innamori della luce che irradiano. Hai trovato il tuo mago di Oz e speri che ti dia un cuore, un cervello o il coraggio. Ma poi, se gli vai abbastanza vicino, sgami l'imbroglio.

Il fatto è che fin quando non succede, gli effetti possono essere davvero destabilizzanti. Arrivano con la loro valigetta delle pozioni miracolose e te le espongono sul tavolo. Tu vedi tutti quei seducenti (e sedicenti) colori e già ne sei attratto.

Poi prendono un gessetto e tracciano una linea sul pavimento e dicono: "ecco, da questa parte sei Agile, dall'altra sei Niente". Nessuno vuole essere una nullità, giusto?

Ma non si fermano a questo. A volte ingaggiano dei complici, che si presentano come persone che hanno fatto il salto dal lato giusto della linea. Persone che giureranno che la loro vita è cambiata e che il loro mondo non è più la valle di lacrime di prima.

Così, ti ritrovi intrappolato nelle odiosissime dicotomie: dentro o fuori, buono o cattivo, amico o nemico. Evitalo! Evitalo come la peste!

3 - Abbasso l'Agile Adoption, evviva l'Agile As Option

Ora che hai capito come funziona questo paludoso ed infido ecosistema, voglio darti un ultimo elemento su cui riflettere.

Diffida sempre delle iniziative precedute da slogan come "Agile Adoption", "Agile Change", and so on. E in generale diffida di ciò che presuppone un'adesione ad una bandiera.

Il valore sta sempre nelle persone, nasce da queste e tra queste si diffonde come scelta. Altrimenti è marketing, o peggio, fondamentalismo.

Le idee sono sempre delle scelte personali. Un idea è mia quando io decido di sceglierla. Un'idea non si può marchiare addosso ad altri. Puoi regalarla o venderla, certo. Ma sempre e solo se c'è qualcuno che sceglie di farla sua.

Le idee alla base del movimento Agile sono divampate perché tante, tantissime persone le hanno riconosciute come valide opzioni, le hanno trovate efficaci, magari anche sexy e divertenti. Ma comunque le hanno scelte come proprie e, come spesso accade alle idee, le hanno diffuse.

Questo ha fatto sì che, laddove hanno attecchito, si sono mescolate alle altre già consolidate, secondo i contesti, secondo i problemi contingenti e secondo la sensibilità delle persone che poi le hanno perseguite.

Così sono nate innumerevoli espressioni, anche molto diverse tra di loro, sostenute però dalle solide fondamenta che solo una scelta consapevole può edificare.

Ecco perché, a questo punto del mio percorso, mi interrogo spesso su come si possa migliorare il mondo. E la risposta che ultimamente continuo a darmi è sempre la stessa.

Il segreto sta nei rapporti personali, nelle relazioni basate sulla fiducia. Legami fondate sulla libertà di espressione e di scelta. Scelta voluta e non imposta.

Questo è il vero campo in cui seminare. Un campo magico dove alla fine i frutti sono sempre migliori di quelli che immaginavi. E il cui raccolto è sempre un'occasione di festa.

Allora dimmi: quale sarà la tua prossima scelta?

;-)

Nico Spadoni


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